Ritorno, per ora.

19 Luglio

Eccomi finalmente a casa!

È stato un viaggio davvero lungo: Mi sveglio presto la mattina del 18, parto da Zatoka per prendere il treno da Odessa, dopo 12 ore ritrovo Taras che mi riaccoglie, verso le 23, a Leopoli, con una cena offerta dalla ragazza con cui coabita, Valeria; mi sveglio presto anche la mattina dopo, prendo un taxi fino alla stazione dei pullman da cui parto per Cracovia. Qui, prima di prendere l’aereo, pranzo con Szymon (amico polacco conosciuto un anno e mezzo fa durante un capodanno di volontariato a Praga) a cui racconto la mia esperienza. Decollo, atterraggio ed eccomi a Bergamo. Infine, blablacar fino a Torino.

È stata un’esperienza stimolante, arricchente: torno con qualche risposta, tanti amici, tantissime domande in più. In Ucraina ho incontrato persone che mi hanno colpito molto, con tanta voglia di rimboccarsi le maniche, di impegnarsi per il prossimo. Negli occhi di molti di loro ho letto la consapevolezza di vivere in un contesto complesso, ma anche e soprattutto la tenacia, quella di chi intende avere un ruolo, di chi è ben conscio della ricchezza di opportunità che il proprio paese può offrire.

Posso trarre alcune conclusioni: c’è tanto lavoro da fare (qui come altrove), tante persone da conoscere, punti di vista da comprendere, una società complessa e spesso contraddittoria, moltissimi con cui collaborare. Non vedo l’ora di tornare dal 28 agosto al 6 settembre con Vittorio, Paolo ed Emanuele, coi quali batterò anche altri sentieri. Con loro potrò ragionare per poter giungere a conclusioni più mature e complesse di quella che nella mia mente spicca tra le altre: questo è solo l’inizio, qualcosa sta per nascere! P.S. Grazie a tutti per l’ospitalità, in particolare a Taras Zarvanskii, Dinys Kirus, Gandzia Mygal e Anna Bondarenko per avermi accolto in casa loro e a Denys Andrushchenko per aver di fatto reso possibile quest’esperienza! A prest(issim)o!

Summer Debate Camp

17 luglio

La giornata inizia anche troppo presto, alle 6, per prendere il pullman che mi porterà al Summer Debate Camp di cui mi ha parlato Anna, la mia ospite. Lei stanotte non ha dormito, doveva lavorare a vari progetti. “Dormirò domani notte sul pullman!” dice. Prima non può, perché oggi ha vari incontri, tra cui un meeting strategico sull’andamento economico di Odessa, cui parteciperanno alcuni amministratori e imprenditori chiave della città.

Arrivo dunque al Camp, dove sono immediatamente accolto da alcuni degli organizzatori. In particolare Anna, mi racconta in modo approfondito il panorama associativo giovanile di Odessa, a suo dire il più sviluppato di tutta l’Ucraina, e mi spiega quali saranno le attività della settimana: teambuilding, dibattiti, convegni dedicati a un centinaio di ragazzi da tutta l’Ucraina. Parliamo lungamente, ci raccontiamo l’un l’altro, trattiamo del rapporto tra politica e associazionismo, poiché loro non c’entrano con la “politics”, ma con la “policy”; ci scambiamo impressioni sull’euromaidan, e via discorrendo…

Poco dopo incontro Alex, un altro degli organizzatori, con lui parliamo dell’importanza di questo Summer Debate Camp: mi spiega che il problema grave di questo paese consiste nella convinzione di non essere protagonisti del proprio destino, nel non essere capaci di spirito critico e di argomentazione di idee, anche in quei pochi casi in cui ci sono. Discorriamo sulle possibili cause, individuabili anche in un livello di istruzione basso, con molta corruzione, ma anche in un retaggio culturale lasciato da un’Unione Sovietica totalitaria.

Due cose sono certe: le persone con cui ho parlato, quelle che mi hanno esposto analisi simili, sono quelle che negli anni sono riuscite a viaggiare, a uscire dai limiti nazionali. Tanya, diciassettenne conosciuta poco dopo, mi ha raccontato di come la sua vita sia cambiata 5 mesi fa, quando ha “iniziato a vivere”, poiché grazie ai debates ha cominciato a porsi il problema di analizzare la società che la circonda, cosa rara tra i giovani. L’euromaidan ha dato un impulso straordinario in questo senso. Passiamo la giornata immersi in varie attività di teambuilding (la mia squadra perde ma mi sono parecchio divertito) e per finire, serata con falò sul mare.

Da domani parte il lungo viaggio di ritorno a casa, ma sono felice di aver passato una giornata così intensa in conclusione.

Afa sul Morto

16 luglio

La giornata inizia molto presto: scendendo alle 6 dal treno e arrivando finalmente a Odessa. È stato uno dei viaggi più sofferti della mia pur breve vita, il che mi fa temere non poco il viaggio di ritorno a casa, che si avvicina. Io e Denys incontriamo Maxime, che collabora con Help and Travel, l’associazione fondata dal Denys salutato a Cherkasy. Di questo ragazzo mi colpisce subito la genuinità: “Voglio fare volontariato” dice “voglio che le mie azioni siano utili al prossimo. Non so ancora come farlo di preciso, ma so che circondandomi di persone attive e in gamba è più facile capirlo”.

Andiamo poi dritti in spiaggia, dove possiamo finalmente goderci il tanto agognato Mar Nero. Avevamo pensato di passare la giornata girando per Odessa, ma i problemi coi mezzi di trasporto e la temperatura insostenibile ci fanno desistere; così non ci resta che tornare a casa a fare docce a ripetizione.

Dalle 7 inizio a incontrare persone molto interessanti: a Odessa c’è una sede di Impact Hub, rete sviluppata in tutto il mondo, dove incontro Masha che mi racconta delle sue attività di teambuilding e del suo impegno quotidiano per varie associazioni. Poco dopo incontro Anna, presidentessa dell’associazione giovanile più ampia in Ucraina, anche se sviluppata prevalentemente a Odessa: l’Hub Voluntary Service. Si tratta di una rete di giovani intenzionati a svolgere attività di volontariato di vario genere, coordinate da questa associazione che si occupa di gestire queste energie, impiegandole nei vari progetti da loro proposti: ecco un altro potenziale partner!

Passo la serata con Denys, Maxime, Anna e altri ragazzi di HVS, cercando di capire di più sulle loro attività e sul loro modo di vivere la realtà Ucraina: Anna è stata a Maidan fino a pochi giorni prima che i berkut (ex unità anti-sommossa) iniziassero a sparare sulla folla. Dopo una lunga giornata andiamo a dormire: tra poche ore si riparte verso il Summer Camp Debate di Zatoka, con dozzine di altri ragazzi da tutta l’Ucraina impegnati nelle loro varie associazioni.

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Quel treno per Odessa

15 luglio –

Dopo aver salutato Anna, la mia ospite in questi ultimi giorni, con la promessa di risentirci per progetti futuri, passo la mattinata con Sasha e Anna alla scoperta del tempio buddista più grande d’Europa. Poiché l’ingresso costa 20 euro a persona, decidiamo di osservarlo dall’esterno e, passeggiando, Sasha mi racconta qualcosa in più sugli oligarchi e sullo stato dell’informazione in questo paese: Hromadske rappresenta per lui uno dei pochi esempi di testate davvero indipendenti, per il resto è risaputo che ogni media tira acqua al suo mulino.

Mi dirigo dunque alla stazione dove, prima di partire per Odessa con Denys (il mio ospite), l’altro Denys mi regala un suo libro di poesie, una cartolina e una frase sul volontariato di ispirazione per la sua associazione.

La serenità procurata da questo suo gesto svanisce rapidamente: il treno è una sauna (fuori ci sono 35 gradi) ed è sovraffollato, i bagni sono in uno stato pessimo e lo spazio letto è basso e corto. Il viaggio si prospetta lungo…

A domani (si spera), da Odessa!

Pubblico, privato… e oligarchico

14 Luglio

Stamattina mi sveglio sapendo che domani partirò per Odessa!
Meglio iniziare a occuparsi dei biglietti per il ritorno: Odessa – Leopoli – Cracovia – Bergamo – Torino…e la mattina vola via!

Nel pomeriggio mi raggiunge Denys, il mio Virgilio, e incontriamo Svetlana, giornalista per la testata online indipendente di hromadske.tv.
Dopo un’ora e mezza di intervista su chi sono, il perché del mio viaggio, le nostre motivazioni, è il mio turno e posso rivolgerle qualche domanda.
Durante la conversazione, abbiamo un attimo di tentennamento, non ci capiamo: si dichiarano una “testata pubblica”, quindi presuppongo che la testata appartenga all’Ucraina, intesa come Stato, che quindi i finanziamenti arrivino da lì. Rimangono spiazzati. Per loro non si tratta di questo, i finanziamenti arrivano da altre ong e privati… “Dunque siete un’organizzazione privata!”, dico. Un po’ perplessi, negano assolutamente un tale status…
Dopo un po’ riusciamo a svelare l’arcano, basato su una differenza culturale rilevante: per loro, “privato” significa “in mano a un oligarca, teso a farne gli interessi”, “pubblico” invece indica una forma di indipendenza da queste dinamiche.
Nella loro cultura, la figura dell’oligarca è radicata in una maniera che da noi è difficile concepire, poiché un oligarca non può che rappresentare una minaccia alla democrazia; in Ucraina, spesso si tratta non di combattere gli oligarchi, ma di sostenere gli uni piuttosto che gli altri, o di odiare la politica in toto poiché non ci si fida di nessun oligarca.

Qualche foto e poi via di corsa al B-Café, stavolta nei panni di insegnante di italiano, per la terza e ultima lezione! Lentamente, tutti riescono ora a capire frasi come “scusi, dove posso andare se voglio mangiare una pizza?” o “posso sapere quanto costano due pezzi di quel pane lì?”… un piccolo successo!

Serata a cena col mio amico Sasha, che mi racconta delle sue peripezie per arrivare a fine mese a Kiev, dove studia, con madre disoccupata (attrice prima del crollo dell’URSS), padre verniciatore (attore prima del crollo, ora 300 euro circa di stipendio), un fratello e una sorella, qualche decina di euro di borsa di studio ottenuta grazie all’aiuto di Serhiy Sayenko, lo stesso dirigente scolastico incontrato nei primi giorni.

Chi ha la volontà di farlo, può farcela anche qui… ma a parità di volontà, in Italia sei già alle stelle!

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Biglietti, prego

Stamattina riposo, eccetto per una breve capatina alla stazione ferroviaria di Cherkasy, dove io e Denys (il mio ex ospite) dobbiamo andare per prendere i biglietti per Odessa.
Li avremmo potuti comprare via internet, ma il sito aveva dei problemi, perciò ci affidiamo, in stazione, a un’amica di sua madre che può, in modo non del tutto lecito, procurarsi i biglietti. Denys mi spiega che avere conoscenze del genere in Ucraina spesso è l’unico modo per uscire da certi impasse. Dopo aver fatto una foto con un poliziotto, spinto da Denys che la ritiene una tradizione ineludibile del luogo, un kebab e si ritorna da Anna.
Quindi andiamo insieme a conoscere il B-Café, uno dei posti in cui svolge le sue attività, abbandonato e poi recuperato da lei e altri giovani che ne hanno fatto un luogo di ritrovo e aggregazione.
“Non abbiamo molti posti dove conoscere persone interessanti e scambiare idee”, mi dirà la sera stessa Andrej, uno dei ragazzi che lo gestisce.
Purtroppo non ho il tempo di assistere all’incontro di oggi con una psicologa sul tema delle malattie psicosomatiche: ho giusto il tempo per darmi una spolverata veloce e via verso la piazza centrale, Soborna, dove incontro l’altro Denys che mi porta al Talent Hub, piattaforma di aggregazione giovanile legata al mondo hi-tech. Qui si tiene la mia seconda lezione di italiano, dove inizio a far fare conversazione ai presenti.
Dopo due ore, via col gruppo di amici più stretto, ossia i Denys, Pasha, Sasha e Anna, alla scoperta dei ricercati sapori della cucina georgiana.
Per finire serata in compagnia, sul tetto dell’appartamento di altri amici.

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Ghiaia ed erba alta

12 luglio

Mi sveglio col cane accoccolato sul letto, al mio fianco.ukr
Ieri sera sono stato accolto da questa coppia che non ha esitato troppo a ospitarmi e ora li saluto, già di corsa verso la prossima meta. Ilona ha avuto giusto il tempo di raccontarmi delle sue difficoltà nel tornare a casa per visitare la sua famiglia, che abita in Crimea, zona sud dell’Ucraina attualmente sotto il governo Russo. Anche questo genere di dinamiche ci resta oscuro.

Prendo la metro e arrivo alla fermata dove incontro Roberto, ragazzo che in questo periodo insegna inglese e spagnolo in un’università di Kiev attraverso uno stage di Aiesec. Mi racconta la sua esperienza: anche lui è stato in pellegrinaggio in Ucraina l’anno scorso grazie a Taizé, insieme a Vittorio e Daniele, due dei ragazzi con cui abbiamo immaginato questo progetto in Ucraina.
Anche lui, come loro, è stato colpito – scioccato – da ciò che ha visto e perciò, quando si è trovato a dover scegliere tra i vari paesi in cui insegnare le sue due lingue straniere, ha scelto l’Ucraina.
Pranziamo e ci salutiamo, augurandoci di condividere futuri percorsi.

Vado dunque alla fermata della metro da cui parte il bus per tornare a Cherkasy.

Trovo i due Denys e Pasha nel giardino sotto casa che giocano a calcio con i bambini del quartiere. Nulla di nuovo: ghiaia con erba alta qua e là, porte rudimentali, recinzioni danneggiate… mi ci fiondo anch’io!

Torno a casa di Denys per rifare i bagagli: a breve incontrerò Anna, colei che mi ospiterà per i prossimi due giorni, prima di partire per Odessa. Anna è impegnata in varie attività associative, tra cui “Other Education”, che offre ai giovani di tutta l’Ucraina la possibilità di approfondire la storia recente e passata, tenendo come faro quello dell’unità ucraina. Ceniamo insieme, facciamo una passeggiata col suo cane, Unga, e ci conosciamo meglio.ukr3

I giovani che hanno voglia di darsi da fare in questo paese sono molti. Una società civile con cui dialogare, da cui imparare, esiste: da qui vogliamo partire per immaginare un futuro diverso.

Per ora, tuttavia, mi limito ad andare a dormire pensando alla giornata di domani.

A presto!

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July, 12 – Gravel and tall grass

I wake up with the dog laying next to me in the bed.
Yesterday evening I’ve been welcomed by this couple that didn’t exitate to host me and now I’m saying goodbye, already running toward my next goal. Ilona had just the time to tell me about her difficulties in coming back home to visit her family, that lives in Crimea, into the south of Ukraine, at the moment under the Russian government. This kind of things also remains obscure to us.

I take the underground and arrive to the stop where i meet Roberto, a guy teaching english and spanish in an university in Kiev, through an Aiesec stage. He tells me about his experience: he too has been in a journey in Ukraine last year, thanks to Taizé, with Vittorio and Daniele – two of the guys with whom we imagined this progect in Ukraine.
He too, as them, has been hit – better said shocked – by what he saw and so, when he had to choose between the many countries in which he could teach his two languages, che chose Ukraine.
We have lunch together and then say goodbye, wishing to share future experiences.
Si I go to the bus stop to get back to Cherkasy.
I find the two Denys and Pasha in the garden, playing football with the block’s children. Nothing unusual: gravel and tall grass here and there, rudimentary goals, damaged enclosures… i get into it too!
I come back to Denys’to pack my things: soon I’ll be meeting Anna, the one who will host me for the next two days, before I’ll leave to Odessa. Anna is involved in various associative activities, between which “Other Education”, that offers to young people from allover Ukraine the possibility to deepen the recent and past history, keeping Ukraine unity as a lighthouse. We have dinner together, have a walk with her dog, Unga, and we know each other a bit better.
Young people willing to bustle in this country are many. A civil society to dialogue with, to learn from, exists: we want to start from here to figure a different future.
By now, anyway, I simply go to bed thinking about tomorrow.

 

Kiev, Maidan e frammenti di nazionalismo ucraino.

11 Luglio

Dobro ranuk!
Prossima meta: Kiev! In realtà, trascorrerò lì solo una notte, forse due, per poi tornare a Cherkasy e svolgere le altre attività che Denys ha pensato per me.
Dopo aver scoperto che la mia banca non mi permette in alcun modo di prelevare dall’Ucraina, Denys mi anticipa 1000 grivnie (circa 35 euro) per permettermi di partire.

Arrivo a Kiev per le 13:40.
La prima meta è chiara: Maidan Mezalezhnosti, il luogo dove nel 2013 è avvenuta una vera e propria rivoluzione, con 70 morti (ufficialmente) e quasi 2000 feriti tra i manifestanti. In questo luogo, circa 800.000 ucraini, che protestavano per la scelta di Yanukovych (allora presidente del paese) di allontanarsi dall’Unione Europea, sono stati oggetto di violenze (in base ai punti di vista, immotivate) da parte delle forze di polizia. Organizzatisi, hanno occupato la piazza quasi ininterrottamente dal 21 novembre 2013 al 23 febbraio 2014.
Arrivato in questa piazza, vista in tutt’altro contesto nel documentario Winter On Fire, non posso fare a meno di avere i brividi: quel posto trabocca storia.

Sotto al monumento centrale, vedo una ventina di uomini seduti a dei tavoli, mentre alla base del monumento ci sono varie foto, ritratti, candele, fiori, scritte.
Incuriosito, mi avvicino per chiedere se qualcuno parli inglese.

Mi spiegano che loro sono lì per manifestare contro il loro governo, che ha incarcerato dei soldati per aver combattuto “in difesa dei territori del Dombass”, altrimenti “occupati dalla Russia”, senza però l’autorizzazione del governo stesso. Ecco un altro punto di vista: per alcuni, ultrà, per altri, partigiani resistenti.
In particolare, mi soffermo a parlare con uno di loro: non mi rivela il proprio nome, mi dà uno pseudonimo, non vuole fare foto, dice che potrebbe essere rischioso.
Mi racconta la sua storia: prima dell’Euromaidan, era un imprenditore benestante, di famiglia relativamente ricca. Per partecipare al Maidan, si è lasciato alle spalle la famiglia, che lo ha considerato un pazzo mentre lui si considerava un patriota. Ha successivamente combattuto al fronte, nella repubblica di Donetsk, ha tentato negli ultimi mesi di ricostruirsi una vita ma ha poi deciso che ritornerà a combattere, essendogli impossibile ignorare ciò che sta accadendo.
Mi dice di aver aderito per un certo periodo al “settore destro”.
Un “resistente partigiano”, a suo dire, oppure un violento di estrema destra, in base ai punti di vista.
Dopo qualche altra domanda, mi congedo, pensieroso.

Non mi è facile prendere posizione su certi temi, estremamente complessi. Cerco di raccogliere più punti di vista, ovviamente parziali, possibile, per poterne avere poi uno complessivo, generale: sono ben lontano da questo risultato.

Poco dopo incontro Natasha, amica di Denys, che mi porta in giro per la città, mostrandomi i monumenti principali, di cui conosce molto bene la storia: Kiev è una città bellissima, mastodontica!
Natasha, sa molte cose, dice di essere una ragazza molto studiosa: ha vinto varie borse di studio (cosa rara) per merito. Qui, però, le borse di studio sono di 80 euro. Lo stipendio medio di 150.
Dopo aver cenato, ci salutiamo, prendo la metro per incontrare Ilona e il suo ragazzo (e Cesar, il loro cane): saranno loro ad ospitarmi per questa notte!

Giornata lunga, ma, come sempre in questi giorni, interessante, con tanto da pensare prima di addormentarmi…rigirando tra le mani il ritratto che ieri Sasha mi ha regalato.

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July, 11th – Kiev, Maidan and sparks of ukrainian nationalism.

Dobro ranuk!
Next step: Kiev! Actually, I’ll be there for just one night, maybe two, to get then back to Cherkasy and do some other activities that Denys has planned for me.
After discovering that my bank doesn’t let me withdraw money from Ukraine at all, Denys advences me 1000 grivnie (around 35 euros) to let me leave.

I arrive to Kiev around 1.40 pm.
My first target is clear: Maidan Mezalezhnosti, the place where in 2013 a real revolution happened, with 70 deaths (officially) and almost 2000 wounded between the protesters. In this place, almost 8000.000 ukraine people, protesting against Yanucovych’s choice of getting away from the EU, were abused (according to some points of view, unjustified) from the police. After organizing themselves, they occupied the square almost uninterruptedly from the 21th of november 2013 until the 23rd of february 2014.
When I arrived ad this square, which I previously saw in a completely different context in the documentary “Winter on Fire”, i can’t withold the thrill: this place overflows history.
Under the central monument, i see around twenty men sitting at some tables, while at the monument’s base there are various pictures, portraits, candles, flowers and writings.
Curious, I get closer to ask if somebody speaks english.
They explain to me that they’re here to protest against the government, which arrested some soldiers for fighting “in defence of the Dombass territories” otherwise “occupied from Russia”, but without the permission of the government itself. Here’s another interesting point of view: for some ultras, for others partisans.
In particular, I spend some time with one of them: he doesn’t say his name and gives me a pseudonym, he doesn’t want me to take pictures of him, says it could be a risk.
He tells me his story: before Euromaidan he was a wealthy enterpreneur, from a quite rich famyly. In order to partecipate to Maidan, he left behind the family – which considered him a fool, while he’s considering himself a patriot. Then he fought at the front, in the Donetsk republic. He tryed in the last months to rebuild his own life, but he eventually gave up and decided he’ll come back to fight, being impossible for him to ignore what is happening.
He says he joined for a period the “right wing”.
A “partisan resistant”, according to him, or an extreme right troublemaker, depending on the points of view.
After a fiew more questions, I walk away full of thoughts.

It isn’t easy to me to get a position on certain extremely complex questions. I try to get as many points of view as I can, obviously partial, in order to get a complexive and general one: I am far away from getting this goal.

Shortly after, I met Natasha, Denys’ friend, who takes me around the city, showing me the principal monuments, of which she knows the story very well: Kiev is a wonderful city, it’s mastodontic!
Natasha – she knows a lot of things – says she’s a very studious girl: she won many scolarships (a rare thing) for her merits. Here, however, the scolarships are to the value of 80 euros, the average salary is 150.
After dinner we say goodbye, i take the underground to meet Ilona and her boyfriend (and Cesar, their dog): they’ll be my hosts for the night!

It’s been a very long day but, as always in those days, interesting, with so much to think about before getting asleep… turning over in my hands the portrait that Sasha gave me yesterday.

Al di là del blog

Domenica 10

Domenica, giorno libero!
Non per Denys, che continua a lavorare ai suoi progetti  (cosa rara, ancor più rara se paragonato a molti dei suoi coetanei)…

Per me, oggi visita di Cherkasy!
Partiamo dal centro, dalla via principale, Schevchenka. È chiamata così in onore di quello che potremmo considerare come il Dante italiano, o lo Shakespeare inglese (per l’influenza sulla lingua), ma anche e soprattutto l’Hugo francese, dato l’impegno politico: Taras Shevchenko.
In questo luogo ora si trova il MacDonald della città. A buon intenditor, poche parole.

Percorriamo tutta la zona centrale, osservando edifici che avevano una funzione nei tempi sovietici, altre nei tempi moderni. In particolare, le chiese sono recenti: l’URSS le aveva distrutte tutte.
Arriviamo al Colle della Gloria, da cui possiamo vedere le direzioni in cui la città si è evoluta nel tempo.
A questo punto ringrazio Valentin e Julia, mie guide in questo pomeriggio, e ritrovo alcuni amici che mi insegnano a giocare a Durac, ossia “idiota”, un gioco di carte cui partecipiamo tutti, tranne Denys che intanto lavora ai suoi progetti.

Per cena, propongo alla famiglia che mi ospita un piatto italiano, l’amatriciana, ma con la modifica di mia madre: i peperoni. Sembrano apprezzare!

Trascorriamo la serata in un pub, non possiamo perderci la finale! Scopro un’altra peculiarità del luogo: la birra di accompagna col pesce. Conosco italiani che non approverebbero, ma a ognuno le sue tradizioni…
Comunque sia, vince il Portogallo, quindi si fa festa!

Per concludere, andiamo nel giardino sotto casa dei Denys e di Pasha, dove beviamo una birra al tavolo che hanno costruito come punto d’aggregazione per il vicinato.
Pasha si diletta con le parole italiane che il suo coach, italiano, gli urla quando si allenano a calcio.
Mentre il primo Denys commenta la cosa ridacchiando, “l’altro Denys” (quello che mi ospita) sembra in difficoltà, per via di un uomo che si avvicina minaccioso.
Non capisco bene cosa dica, ma ci alziamo e ce ne andiamo.

Denys mi spiega che quell’uomo non apprezzava l’idea che avevano avuto di costruire un tavolo, che nessuno aveva dato loro il permesso, che minacciava di tornare “con qualcosa o qualcuno” se non ce ne fossimo andati.
Dopo pochi minuti, sentiamo un forte rumore di petardo provenire dal tavolo. Non è la prima volta, dice Denys.

Quanto più è difficile portare cambiamento, tanto più è necessario farlo.

A domani, da Kiev!

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Sunday, 10 – Beyond the blog

Sunday, free day!
Not actually for Denys, who’s still working on his projects (a rare thing, even more if compared with many of his peers).

Waiting for me today, instead, there’s a tour of Cherkasy!
We start from the center, from the main street, Schevchenka. It is so called in honour of the one that we could see as the italian Dante, or the enghlish Shakespeare (because of his influence on the language), but also – and above all – as the french Hugo, considering his political commitment: Taras Shevchenko.
In this place now there is the city’s McDonalds. A word to the wise!
We walk along the central area, looking at the buildings that had a role during the soviet period, and others in the modern ones. Churches in particular are recent: the URSS destroyed them all.
We arrive at the Glory Hill, from where we can see the different directions in which the city evolved during the times.
At this point I thank Valentina and Julia, my personal guides in this afternoon, and meet again with some friends who teaches me to play Durac, is to say “Idiot”, a card game. Everybody is playing except Denys, who is still working on his projects.
For dinner, I suggest to the family that’s hosting me an italian dish, the amatriciana, but with my mother’s trick: the peppers. It seems they’re appreciating it!

We pass the evening in a pub, we can’t miss the final match! I discover another peculiarity of the place: the beer is served with fish. I know some italians who wouldn’t approve, but everyone has his own traditions…
Anyway, the Portugal wins, so let’s party!

To finish, we go to the garden under the two Denys’ and Pasha’s house, where we have some beer at the table they built as meeting place for the neighborhood.

Pasha is chilling with the italian words that his coach, who is italian, yells at him when they play football. While the first Denys is laughing at the scene, the other Denys – my host – seems to be in a trouble because of a man that is approaching us in a threatening way. I don’t really understand what he’s saying, but we stand up and walk away.
Denys explains to me that this man doesn’t appreciate the idea of building a table, saying that nobody gave them the permission, that he was threatening to come back “with somebody or something” if we didn’t get away.
After a few minutes, we hear a strong noise of firecracker coming from the table: it isn’t the first time it happens, according to Denys.

The more difficult is to bring the change, the more necessary it is.

Tomorrow another episode of my journey… from Kiev!

Alla ricerca dei punti di vista

9 luglio
Dopo una ricca colazione (purea, pollo, insalata di pomodori e cetrioli, tè) i due Denys., il nostro amico Pasha (conosciuto la sera prima in un pub dove tutti abbiamo preso una birra, lui un cappuccino: quando fai parte della squadra nazionale dei centrometristi non esistono eccezioni) e io, ce ne andiamo  tutti al mare. O meglio… al fiume Dnipro! Cherkasy è infatti costruita lungo il quarto fiume più lungo d’Europa, nel punto in cui la distanza tra le coste è di ben 16 chilometri.
Lì, la prima persona che incontriamo è Anastasia, ventiquattrenne di origini bielorusse, che racconta la sua delusione per un Euromaidan che sembrava promettere grandi cose e che non avrebbe fatto altro che portare al potere un altro oligarca lontano dal popolo, a differenza – a suo dire – di Putin in Russia e Lukashenko in Bielorussia.
La seconda persona che incontriamo è Anna Tarapata, proveniente da Donetsk, nell’est dell’Ucraina percorso da quei conflitti che hanno portato all’indipendenza di alcune regioni, tra cui proprio la neonata Repubblica popolare di Donetsk, da cui è fuggita. Ex atleta olimpica, Anna è maestra di Taekwondo: impartisce lezioni in particolare a un pubblico femminile, insegnando alle donne a non sottomettersi alle violenze domestiche, problema enorme di questo paese.

Nel primo pomeriggio rieccomi a scuola, questa volta nei panni di insegnante di italiano, in una classe di una ventina di persone di tutte le età.
La lezione doveva durare un’ora ma alla fine, data la curiosità dei presenti, che hanno promesso di tornare per la seconda lezione, andiamo avanti per due ore e mezza.
Con due di loro, Anna e Sasha, andiamo verso il giardino sotto casa di Denys, dove quest’ultimo ha intanto organizzato una (s)vendita di oggetti che aveva in casa, invitando tutto il vicinato: il suo obiettivo, in tutte le azioni che svolge, è quello di creare momenti di condivisione, di aggregazione, in una città di cui lamenta la scarsa presenza di iniziative culturali di qualsiasi genere. Non si tratta di fare soldi: compro una bussola, che terrò come ricordo di quest’esperienza, per circa 10 centesimi.
Qui incontro altre due donne. Anna è impegnata ad Atlanta e Kiev per conto di GCShelp, associazione cristiana di impatto mondiale, che si occupa in particolare di quei bambini spesso abbandonati a se stessi in Ucraina come altrove; Alina invece ha vari contatti nell’ambiente dei media di Dnipropetrovsk, città nella quale sarò insieme a Vittorio, Paolo ed Emanuele all’inizio di settembre.

Per concludere, serata in spiaggia tra amici!
A presto!

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9 july – Looking for some points of view

After a rich breakfast (puree, chicken, cucumbers and tomato salad, tea) the two Denys, our friend Pasha (met the last evening in a pub where everybody took a beer but him, who ordered a cappuccino: when you’re joining the national sprinters team there are no exceptions) and me, we went to the seaside. Better said… to the river Dnipro! Indeed, Cherkasy is built along the fourth longest river in Europe, right in the place where the distance between the two sides is 16 km. There, the first person we met is Anastasia, 24 years old girl from Belarus, who tells us his disappointment about an Euromaidan that seemed to promit great things but did nothing else but bring to the power another far-from-the-people oligarch, unlike – as she says – Putin in Russia and Lukashenko in Belarus.

The second person we met is Anna Tarapata from Donetsk, in the east Ukraine marked from those conflicts that brought to the independence of some regions, as rightly the recently born Popular Republic of Donetsk, from which she is escaped.

Ex olympic athlete, Anna is a taekwondo expert: she gives lessons particularly to a female public, teaching to the women not to submit to the domestic violence, a big issue in this country.

In the afternoon i’m back to school, this time as italian teacher, in a classroom composed by twenty people of various ages.

The lesson should be lasting one hour but at the end, given the curiosity of the students, who promised to be back for the second class, it lasts two hours and a half, instead!

With two of them, Anna and Sasha, we go to the garden close to Denys’ house, where he has in the meantime organized a sale of things he had in his house, inviting all the neighborhood.

His goal, in everything he does, is to create moments of sharing, aggregation, in a city of which he queues the scarce presence of cultural initiatives of every kind.

Is not a matter of money: I buy a compass, which I’m keeping as a memory of this experience, for about 10 cents.

Here I meet two other girls. Anna is involved in Atlanta and Kiev for GCShelp, a worldwide impact Cristian association that particularly works on those children often left to themselves in Ukraine as elsewhere; Alina instead has different contacts in the Dnipropetrovsk’s media context, a city in which I’ll be with Vittorio, Paolo and Emanuele at the beginning of september.

Closing the day, beach evening with friends!